In questi giorni vissuti a stretto contatto con gli adolescenti mi sono sempre più convinto del loro inestimabile valore e del fatto che siano il futuro e la speranza della società; essi rappresentano il nostro patrimonio, da coltivare, allenare e supportare con estrema cura ed attenzione, al quale affidarsi e del quale vantarsi.
Quando parlo ed interagisco con loro è forte la percezione di dinamico fermento di potenzialità: audacia, vitalità, amore, integrità, creatività, curiosità, amore per l’apprendimento, l’eccellenza e la bellezza. Un enorme potenziale ancora non maturo che, nonostante vaghi nel diffuso disorientamento e nell’imperfetta incoscienza, promette qualcosa di veramente buono, bello e giusto.
Sin dall’approccio iniziale, ormai il mio fiuto da coach mi porta a focalizzarmi sui loro punti di forza, che talora si mostrano palesemente per quelli che sono mentre altre volte forniscono solamente dei tenui segnali, visibili solo per coloro che hanno la volontà e la capacità di saper osservare.
Ritengo sia fondamentale possedere la pazienza adeguata e l’abilità di leggere oltre le righe, per vedere la maestosa quercia dove ora tutti, compreso lo stesso giovane protagonista, vedono ancora una piccola ghianda.
Nella conversazione è importante non soffermarsi sulle generalizzazioni e sulle convinzioni limitanti diffuse a quell’età e sulle tipiche supponenti risposte date di getto solo per non mostrare la profonda insicurezza nel manifestare la propria identità.
La sensazione di ritrovarsi in loro e di rivivere con la mente quanto simili eravamo noi alla loro età, oltre ad essere piacevole, risulta essere la chiave di volta per avere l’empatia, la comprensione e la serenità necessaria per porre le fondamenta del rapporto di fiducia e rispetto che occorre.
Il più delle volte ho difficoltà nel trattenermi dall’impulso di donare loro in toto il sapere e le conoscenze apprese nel mio vissuto esperienziale e formativo, al fine di aprire le loro menti al mondo del possibile ed i loro occhi all’unicità del loro talento. Questa irrefrenabile spinta è dettata dal fatto che, nonostante io personalmente abbia vissuto una splendida, libera, spensierata e divertente adolescenza, porto con me anche il rimpianto di aver sprecato del tempo in attività e frequentazioni che non mi davano sostanzialmente nulla.
Se solo avessi incontrato prima un libro di Anthony Robbins, un saggio di Richard Bandler, una meditazione di Deepak Chopra, una conferenza di Roy Martina, un audio-corso di Claudio Belotti, un “Impara dai Campioni” di Livio Sgarbi, una lezione di Luca Stanchieri, un “One night Seminar” di Roberto Re, un video-valore di Roberto Cerè, un workshock di Richard Romagnoli! Se solo avessi avuto nella mia adolescenza un leader esemplare o un valido coach al mio fianco, avrei ottenuto tutto quello che oggi ho felicemente raggiunto ma con molta meno fatica e in minor tempo!
Attualmente, ogni giorno, in diversi contesti reali o virtuali, incontro colleghi che, indipendentemente dalla fama e dalla clientela, vivono con passione e professionalità la loro impegnativa professione di coach con lo scopo di valorizzare la conoscenza, l’evoluzione e la diffusione del coaching, della comunicazione e della crescita personale con obiettivi di tensione verticale alla felicità, di autorealizzazione e miglioramento dalla qualità della vita e delle relazioni umane.
A loro tutta la mia stima e gratitudine.
Mi auguro che sempre più sia incentivata l’alleanza tra coaches e adolescenti al fine di creare valore aggiunto a questa epoca.