Le persone geniali, nel loro vissuto quotidiano, guardano il mondo con occhio diverso; sono incuriositi dalla realtà circostante, che indagano con fervida immaginazione e la sperimentano arricchendo la loro conoscenza attraverso l’esperienza pratica; apprendono in maniera non settoriale ma globale; incrementano il loro potenziale attraverso l’allenamento di punti di forza capaci di trasformare i punti di debolezza in aree di miglioramento; puntano alle soluzioni aggirando o superando gli ostacoli non solo attraverso la razionalità ma anche grazie all’intuizione.

Pensi che i personaggi geniali che hanno segnato la storia non abbiano incontrato difficoltà ed ostacoli sul loro cammino?

Pensi che non abbiano dovuto sopportare grandi fatiche fisiche, sostenere enormi sforzi mentali e rinunciare a molte cose per dedicare tempo ed energie alla loro missione e vocazione?

Pensi che sia stato facile per loro accettare e gestire il rifiuto, l’opposizione e l’ostruzione della società nella quale vivevano?

Pensi che non abbiano sofferto la solitudine e l’emarginazione derivante dal proprio pensiero, portatore di nuove verità e innovazioni, che spaventava le persone restie al cambiamento?

Pensi sia stato semplice e indolore il processo di affermazione del loro pensiero in contrasto con le comuni convinzioni e spesso in anticipo con i tempi?

Nonostante tutto ciò hanno trovato in se stessi e nelle idee nelle quali credevano fermamente la forza ed i motivi per raggiungere le proprie mete.

 WALT DISNEY

Il 5 dicembre del 1901 a Chicago nacque Walter Elias Disney, il leggendario Walt Disney, il genio che attraverso la sua fervida fantasia donò al mondo creature meravigliose. Quarto di cinque figli, visse un’infanzia molto difficile, caratterizzata dall’abbandono della madre e dalla fatica del duro lavoro nei campi nella fattoria di famiglia.

Nell’autunno del 1909 una serie di eventi portarono la famiglia Disney a trasferirsi a Kansas City, dove la vita cittadina risultò ancora più dura, in quanto il padre, aprendo un’impresa di distribuzione di giornali costrinse il piccolo Walt ad alzarsi regolarmente a notte fonda per consegnare i giornali prima di andare a scuola. Frequentò la scuola fino al 1917 e si diplomò; contemporaneamente seguì un corso all’Istituto Artistico di Chicago, ma stanco dell’autorità paterna, lasciò la scuola per arruolarsi, ma fu rifiutato sia dall’esercito americano che da quello canadese per via dell’età. Allora usò uno stratagemma: modificò la data di nascita indicata sul passaporto in 1900 e questo gli permise di essere reclutato come autista volontario di ambulanze nella Croce Rossa durante la Prima Guerra Mondiale. Inviato in Francia, fece parlare di sé perché la sua ambulanza, a differenza delle altre, era completamente rivestita con le sue illustrazioni e i suoi fumetti.

Tornato in patria alla fine del conflitto, iniziò a lavorare come ritagliatore di immagini presso una società che si occupava di animazione, dove conobbe lo straordinario disegnatore Ubbe Ert Iwerks, che in seguito divenne il suo più stretto collaboratore, anche se al tempo nessuno avrebbe potuto immaginare che entrambi avessero un appuntamento con la storia, tantomeno i responsabili della testata giornalistica “Kansas City Star” che licenziarono Walt per mancanza di immaginazione e creatività!

La sua salda autostima non ne risentì e Walt continuò a seguire le sue passioni riuscendo a comprare, con il denaro messo da parte adattandosi ad ogni tipo di umile lavoro, la sua prima cinepresa con la quale eseguì numerosi esperimenti, intuendo che – se solo fosse riuscito a far muovere i disegni su carta – avrebbe rivoluzionato il mondo.

Walt improvvisò allora uno studio nel garage della casa che condivideva con il fratello Roy, dove cominciò a lavorare assiduamente tutte le notti insieme a Ub dopo l’orario di lavoro: da questa collaborazione nacque una breve serie di cartoon satirici, che lo rese una celebrità locale.

Nel 1922, insieme ad alcuni colleghi, fondò una piccola società di produzione per la quale realizzò sette brevi fiabe per bambini, adottando anche alcune innovazioni interessanti, come l’inserimento in “Alice Comedies”, per la prima volta, di una bambina vera in uno scenario di illustrazioni e creando nuovi personaggi, tra cui il coniglio Oswald. Nonostante la qualità tecnica e il discreto successo, l’attività non decollò perché i costi superavano le entrate e così fu costretto a dichiarare fallimento. Fu un periodo buio: Walt si ritrovò senza lavoro e senza soldi, in compagnia soltanto del suo sogno, al quale non voleva affatto rinunciare. L’ottimismo e la speranza che lo contraddistinguevano lo spinsero a cercare nuove soluzioni; acquistato un biglietto di sola andata per Los Angeles, approdò ad Hollywood, chiedendo ospitalità nella casa di uno zio.

Trascorreva le giornate contattando le grandi produzioni cinematografiche e ricevendo continui rifiuti e critiche, ma infine riuscì ad ottenere dalla proprietaria dell’Universal, Margaret Winkler, un contratto per la realizzazione di dodici film. Fu così che fondò insieme al fratello, nel garage dello zio, i Disney Brothers Studio.

Nel 1926 Walt sposò Lillian, dalla quale ebbe una figlia nel 1933; la famiglia aumentò qualche anno dopo, quando decisero di adottare un’altra bambina.

Nel 1928 i Disney Brothers Studio (già divenuti due anni prima Walt Disney Studio) cambiarono la denominazione in Walt Disney Productions, ma proprio in quell’anno il controllo dell’Universal fu assunto dal marito di Margaret Winkler, Charles Mintz, che cambiò radicalmente la politica aziendale, creando problemi finanziari a Walt e ai suoi collaboratori. Walt mostrò il proprio dissenso, ma comprendendo che la fretta non avrebbe prodotto risultati positivi e l’avrebbe privato del protagonista delle sue storie, il coniglio Oswald, su cui Mintz deteneva i diritti d’autore, iniziò a pensare al modo in cui poter superare queste nuove difficoltà. La soluzione consistette nel continuare malvolentieri il suo lavoro nella Universal durante il giorno e di notte nel dedicarsi insieme a Ub alla creazione di nuove idee.

Walt aveva ora ventisette anni e molto del suo tempo lo aveva trascorso a sperimentare progetti cinematografici in un era in cui i mezzi tecnici per le riprese erano davvero pioneristici; conscio di ciò, ripeteva spesso nelle sue conversazioni che se avesse potuto imbarcarsi su una macchina del tempo, non avrebbe fatto altro che spostarsi nel futuro per impadronirsi delle tecnologie più evolute. Sentiva dentro di sé che, nonostante le sconfitte, avrebbe potuto creare qualcosa di realmente innovativo, capace di rendere reali tutti i suoi sogni da artista; l’unico modo per ottenere tutto ciò era quello di non accettare i limiti della realtà attuale e di continuare a far cinema in maniera diversa dal consueto.

Nelle sue realizzazioni aveva utilizzato spesso gli animali per narrare le abitudini degli esseri umani in forma caricaturale, ma capì che per fare il salto di qualità era necessario creare un personaggio nuovo, capace di risultare al tempo stesso buffo e sognatore, che contenesse nel suo aspetto e nella sua psicologia un ideale di ottimismo tipico della cultura americana e nel quale ognuno potesse identificarsi. Per questo scelse la caricatura di un piccolo topo con sembianze umane, Mickey Mouse (Topolino), quale modello universale, nella sua empatica semplicità.

La scrittura del primo film dedicato a Topolino ebbe inizio la notte stessa in cui Walt ebbe questa intuizione.

Da quel momento Walt e Ub si misero a lavorare senza sosta, spinti da incrollabile determinazione e autentica passione: Walt era la mente che ideava le gag e disegnava schizzi mentre Ub era il braccio che realizzava i disegni a regola d’arte ed insieme riuscivano a realizzare fino a 700 disegni a serata per dar vita alle fantastiche storie di Topolino. L’entusiasmo di Walt per la sua idea geniale fu smorzato dal catastrofico esordio del film: l’impressione generale fu che quel simpatico topolino non potesse affatto essere in grado di raccontare i paradossi della società americana ed a ciò si aggiunse l’opinione di numerosi suoi collaboratori che gli confidarono di non credere più nel suo sogno.

Ma neanche l’insuccesso e queste critiche demoralizzarono Walt, il quale seppe trarre insegnamenti da quell’errore, assumendosene la piena responsabilità ma restando fiducioso nella possibilità di realizzare il suo sogno. Era cosciente di aver sbagliato qualcosa nell’esecuzione di quella caricatura, anche se non era facile comprendere esattamente il perché; giunse alla conclusione che forse non era stato in grado di proporre le avventure di Topolino con i linguaggi cinematografici che in quell’epoca creavano maggiore interesse. Così, a forza di pensarci, ebbe un’intuizione ancora più ardita e complicata della precedente, sperando che potesse essere una garanzia di successo: per quel topolino dalla psicologia sofisticata, al quale era legato nel profondo, avrebbe progettato un nuovo cortometraggio, ma questa volta utilizzando il sonoro!  In questo modo Walt si ritrovò in gara contro gli altri produttori cinematografici di Hollywood a fare una corsa contro il tempo, perché nel 1927 ognuno di essi era pronto a tutto pur di trovare persone e strumenti in grado di dare al cinema voce e musica.

Walt ebbe l’astuta idea di diffondere la notizia che stava preparando un cartone animato dedicato a Topolino che si sarebbe avvalso del sonoro e questa mossa in breve tempo lo portò ad essere contattato da un losco uomo d’affari che possedeva uno strumento di sincronizzazione sonora di contrabbando che era pronto a vendere al migliore offerente.

Nonostante Walt fosse consapevole che, visti i ritmi con i quali la tecnologia audiovisiva stava avanzando, quello strumento dopo un anno sarebbe stato obsoleto, decise che non si potevano rimandare le novità da offrire al pubblico. Doveva essere assolutamente lui in prima linea ad attrarre spettatori al botteghino, quindi, pur di vincere quella sfida, rischiò molto denaro e vendette addirittura la sua automobile.

In pochi mesi il cortometraggio fu terminato e nel 1928 l’anteprima registrò il tutto esaurito al Colony Teather di New York e gli spettatori assistettero ad uno spettacolo che segnò un punto di svolta nella storia del cinema. Fu un tripudio e Topolino conquistò l’America e successivamente l’Europa. In breve tempo vennero realizzati numerosi episodi e creati nuovi personaggi (Paperino, Pippo e Pluto) e nel Natale del 1932 fu pubblicato il primo fumetto di Topolino, in formato giornale da otto pagine. Nel 1933 fu il momento de “I tre piccoli porcellini”, e nel 1937 fu la volta del primo grande classico dell’animazione Disney, quello nel quale Walt credette con tutto se stesso a tal punto da chiedere ingenti prestiti alle banche ed impegnare la casa pur di completare il capolavoro: “Biancaneve e i sette nani”. Il film riscosse un enorme successo, sin dalla prima proiezione, al termine della quale il pubblico si alzò per una calorosa standing ovation; risultando anche il film più redditizio dall’anno, risanò finalmente le magre finanze del testardo ideatore.

Seguirono opere geniali, come “Pinocchio” e “Fantasia”, che nonostante le energie impiegate, le originali creazioni di valore e gli sforzi produttivi, furono un flop dal punto di vista economico; “Fantasia” subì anche un riscontro deludente da parte del pubblico e della critica. Ma ancora una volta, il padre dell’animazione non si fece scoraggiare dalle battute di arresto e cercò di imparare la lezione, continuando a perseverare con coraggio, portando avanti le sue idee, inseguendo i suoi sogni e andando contro le consuetudini prestabilite.

Walt comprese che con “Fantasia”, aveva anticipato troppo i tempi usando effetti speciali, un’orchestra sinfonica e un innovativo sistema sonoro per i quali il pubblico non era ancora pronto. Il suo folle progetto di unire immagini e musica in un concerto creò dapprima uno dei momenti più difficili della storia della Disney, ma in seguito si rivelò uno dei suoi capolavori assoluti, confermando il fatto che Walt si presentava sempre come un precursore dei tempi.

L’estro di Walt continuò a creare nuovi eroi passati alla storia del cinema.

Nel 1941 uscì “Dumbo”, che purtroppo non riscosse un gran successo al botteghino; ma neppure il fatto che dopo l’uscita del film la Walt Disney Productions si ritrovasse piena di debiti e a rischio di fallimento, distolse il fiducioso e coraggioso Walt dal suo obiettivo: quello di preparare “Bambi”, che l’anno successivo, dopo un avvio in sordina, conquistò il pubblico.

Terminata la seconda guerra mondiale, che inevitabilmente rallentò la produzione, nei cartoni di Disney ritornano anche i personaggi umani: “Cenerentola”, “Alice nel paese delle meraviglie”, “Peter Pan” e “La bella addormentata nel bosco”. Poi fu l’ora di “Lilli e il vagabondo” e nel 1961 di uno dei più grandi successi Disney, “La carica dei 101”.

Nel 1955, quindici anni dopo averne avuto la prima intuizione, Walt aprì a Los Angeles il primo e più famoso parco di divertimenti a tema, Disneyland, concepito affinché le famiglie potessero divertirsi e svagarsi e i bambini incontrare i personaggi delle favole Disney; un mondo fantastico caratterizzato dalla magia degli spettacoli e dall’innovazione tecnologica, che ne decretarono il successo inarrestabile. Nel 1964 uscì nelle sale “Mary Poppins”, il film Disney di maggior successo negli anni Settanta.

Il 15 dicembre 1966 un arresto cardiaco pose fine all’esistenza di un genio della creatività capace di dar corpo ai sogni. In tutto il mondo la notizia ottenne grande risonanza ed è estremamente significativo il commento del governatore della California, il futuro presidente Reagan: “Da oggi il mondo è più povero”.

Walt Disney attraverso le sue opere riuscì a toccare i cuori e le menti di milioni di persone, portando gioia, divertimento, umorismo e felicità.

Visse una vita all’insegna della creatività, sempre alla ricerca di idee e tecniche per essere all’avanguardia e fu un precursore dell’innovazione, passando la maggior parte del suo tempo seguendo intuizioni, inventando realtà e sognando in grande.

Le sue opere vinsero in totale 22 Premi Oscar e Walt ne ricevette altri 4 dedicati alla carriera, ma lui stesso affermò in un’intervista: “Il premio più importante credo che sia aver potuto mettere in piedi questa splendida organizzazione e avere un pubblico che mi segue e apprezza quello che ho fatto in questi anni”.

Walt Disney è ancora considerato un eroe del Ventesimo secolo e la sua popolarità in tutto il mondo è basata sulle idee che il suo nome simboleggia: immaginazione, ottimismo e successo costruito partendo da zero.

A LEZIONE DA WALT DISNEY

 “Se puoi sognarlo, puoi farlo.”

 “Spero soltanto che non ci si dimentichi di una cosa. Che tutto è cominciato da un topolino.”

 “Non faccio film per guadagnare soldi. Guadagno soldi per fare film.”

 “Prendi una buona idea e mantienila. Inseguila, e lavoraci fino a quando non funziona bene.”

 “L’unico modo per iniziare a fare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a fare.”

 “E’ qualcosa di divertente fare l’impossibile.”

 “Pensa, credi, sogna e osa.”

 “Un eroe non si misura dalla forza che possiede, ma dalla forza del suo cuore!”

 “Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli.”

 “Una persona dovrebbe definire i suoi obiettivi il più presto che può e dedicare tutte le sue energie e il talento per arrivarci. Con uno sforzo sufficiente, può farcela. Oppure può trovare qualcosa che è ancora più gratificante. Ma alla fine, non importa quale sia l’esito, lui saprà che è stato vivo.”

 “Puoi realizzare il regno più fantastico e spettacolare del mondo, ma servono le persone per renderlo magico.”

 “Sogna la tua vita a colori: è il segreto della felicità.”

 “Non fermiamo la fantasia. Con la fantasia si può fare il più spettacoloso viaggio che sia consentito ad un essere umano.”

 “Io mangio, dormo e respiro disegni animati.”

 “Da queste parti, comunque, non ci guardiamo indietro a lungo. Andiamo sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove, perché siamo curiosi e la curiosità ci porta verso nuovi orizzonti.”

 “Tutte le avversità che ho avuto nella mia vita, tutti i miei problemi e gli ostacoli, mi hanno rafforzato. Tu non puoi rendertene conto quando accade, ma un calcio nei denti può essere la cosa migliore del mondo per te.”

 “Fantasia rappresenta la nostra avventura più eccitante. Finalmente abbiamo trovato un modo per utilizzare nel cartone animato la grande musica di tutti i tempi e l’ondata di nuove idee che essa suscita.”

 “In qualche modo non credo che ci siano sommità tali che non possano essere scalate da un uomo che conosce il segreto di realizzare i sogni. Questo speciale segreto, mi pare, può essere sintetizzato nelle quattro “C”. Queste sono curiosità, fiducia (confidence), coraggio e costanza, e la più grande di tutte è la fiducia. Quando credi in qualcosa, credici fino in fondo. In modo coinvolgente ed indiscutibile.”

 

Troverai le altre tre lezioni dei maestri della Genialità nell’ebook

“A lezione dai maestri della genialità”

http://www.goodmood.it/a-lezione-dai-maestri-della-genialita.html

A lezione da Walt Disney

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