Oggi lascio con piacere spazio a Laura Buscemi, docente di lettere e di scrittura creativa.

Il termine “resilienza” nasce originariamente nell’ambito della tecnologia metallurgica per indicare la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate e quindi rappresenta per un metallo il contrario della fragilità.

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Il vocabolo è stato in seguito usato da diverse discipline (biologia, ecologia, informatica, psicologia) con significati similari e, per quel che ci riguarda, ci riferiamo specificamente al campo psicologico, in cui esso denota la capacità di un individuo di far fronte agli eventi negativi incontrati sul proprio cammino, riuscendo a mantenere (o a riprendere) il controllo sulla propria vita dopo l’impatto con situazioni frustanti, interpretando i cambiamenti e le difficoltà non come una minaccia ma come un’opportunità e leggendo le difficoltà con occhio ottimista, senza mai perdere la speranza.

Molte volte nel corso dell’esistenza ognuno di noi vede minato il proprio equilibrio psicologico dall’avverarsi di eventi inattesi e spiacevoli che provocano emozioni forti e un senso di instabilità e incertezza; ed è proprio allora che bisogna operare per ricreare una situazione interiore di serenità e di fiducia nelle proprie capacità di riadattamento efficace perché positivo.

“Resiliente” non è l’individuo che non incontra mai sconfitte ma quello che non ne viene schiacciato; non è colui che nega un passato difficile ma colui che lo rilegge razionalmente e ne trae insegnamenti e suggerimenti per dare nuove prospettive alla propria vita e raggiungere mete soddisfacenti.

Secondo Susanna Kobasa, una psicologa dell’università di Chicago, le persone “più resilienti” (cioè quelle che riescono a fronteggiare meglio le contrarietà della vita), mostrano contemporaneamente tre tratti di personalità:

La resilienza non è una caratteristica che si possiede geneticamente o non si potrà mai possedere, perché impegno, controllo e gusto per le sfide sono tratti di personalità di cui si può imparare ad avere consapevolezza e perciò possono essere coltivati e incoraggiati!

“Le difficoltà rafforzano la mente, così come il lavoro irrobustisce il corpo” (Seneca)

Comportamenti, pensieri ed azioni che ci rendono persone resilienti possono essere appresi da chiunque, purché si stabiliscano rapporti interpersonali improntati alla solidarietà e all’attenzione reciproca e si crei un clima di vita ricco di amore e di fiducia, capace di supportarci non tanto per evitare gli errori quanto per sostenerci nei cambiamenti di rotta.

Oltre a questi rapporti interpersonali positivi, gli psicologi sottolineano l’importanza di altri fattori quali:

”Resilienza” deriva etimologicamente dal verbo latino resilire, cioè  “saltare indietro, rimbalzare”, ma – fa notare Pietro Trabucchi – qualcuno propone anche il suggestivo significato originario del verbo re-salio, che connotava anche il gesto di risalire sull’imbarcazione capovolta dalla forza del mare. In entrambi i casi è palese comunque il senso dello sforzo attivo e finalizzato al superamento di un vissuto ostacolante.

La resilienza è una funzione psichica vincente. E’ una via reperibile nelle nostre mappe interiori e percorribile con successo.

“Sii come il mare, che si infrange contro gli scogli ma ci riprova sempre”  (Jim Morrison)

mare

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